lunedì 23 aprile 2012

MAGENTA Ferrari e immobili sequestrati con la 'Metal Connection 2'

MAGENTA Maneggiavano soldi per cifre enormi. Lavoravano come un’organizzazione criminale dedita allo spaccio di stupefacenti più che come imprenditori. Anzi, secondo le parole del colonnello Domenico Morabito, comandante del gruppo della Guardia di Fiananza di Legnano si trattava di veri e propri criminali che nulla avevano a che fare con gli onesti imprenditori che lavorano duramente. L’operazione ‘Metal Connection 2’ si è conclusa e ha visto l’esecuzione di sequestri preventivi che hanno riguardato, in particolare, una Ferrari 360 cabrio, un casale con piscina e terreni a Casale Monferrato e altre unità immobiliari nel milanese. L’operazione, portata a conclusione dalla Guardia di Finanza di Magenta guidata dal capitano Francesco Randon era partita lo scorso anno (sempre con i finanzieri magentini coordinati dall’allora maggiore Luca Brioschi) con l’arresto di 19 persone e la denuncia a piede libero verso altri 26. Avviata grazie alla scoperta a Castano Primo di una società che, a fronte di un volume d’affari elevato, presentava al lato pratico una operatività praticamente inesistente. Sono partite così e indagini, con tanto di intercettazioni telefoniche, verso individui che conducevano un tenore di cita elevato. Avevano case e auto lussuose.





In realtà i finanzieri hanno scoperto che gestivano società di comodo allo scopo di emettere fatture false ai loro clienti per attestare e giustificare contabilmente acquisti e trasporti di rottami effettuati in nero. Proprio nel settore del commercio dei rottami metallici si estendeva la frode che ha portato le fiamme gialle a sequestrare beni per oltre un milione di euro e a contestare circa 400milioni di euro di fatture false. Le accuse mosse agli arrestati vanno dall’associazione per delinquere, alla frode fiscale, all’emissione e utilizzo di fatture false e riciclaggio. Ovviamente, anche le fatture false avevano un prezzo: per ogni documento i gestori delle società ‘cartiere’ trattenevano, quale compenso, una percentuale del 4% sugli importi bonificati dai clienti a saldo degli acquisti ‘fittizi’ e che successivamente riconsegnavano nelle mani degli stessi imprenditori da cui erano partiti.

A loro volta, gli imprenditori rientrati in possesso del denaro, lo utilizzavano per acquistare nuovo rottame in nero, a prezzi vantaggiosi, per poi rivenderlo alle fonderie con regolare fattura a prezzi di mercato, curandosi di far quadrare la contabilità, attraverso la sovraffatturazione degli acquisti in nero, in modo da ottenere un margine minimo di guadagno sul quale poi, finalmente, pagare le tasse. I metodi usati dai malviventi erano spregiudicati. Ognuno disponeva di due telefonini cellulari. Uno personale e un altro intestato ad un prestanome. Un piccolo incidente ha però tradito uno degli indagati consentendo ai finanzieri di scovarlo. Ecco cosa gli era capitato. Il telefonino intestato al prestanome gli era cascato, accidentalmente, nel wc di casa. Per non raccoglierlo ha usato il suo personale ed è stato beccato immediatamente dai finanzieri che curavano le sue mosse.


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