In realtà i finanzieri hanno scoperto che gestivano società di comodo allo scopo di emettere fatture false ai loro clienti per attestare e giustificare contabilmente acquisti e trasporti di rottami effettuati in nero. Proprio nel settore del commercio dei rottami metallici si estendeva la frode che ha portato le fiamme gialle a sequestrare beni per oltre un milione di euro e a contestare circa 400milioni di euro di fatture false. Le accuse mosse agli arrestati vanno dall’associazione per delinquere, alla frode fiscale, all’emissione e utilizzo di fatture false e riciclaggio. Ovviamente, anche le fatture false avevano un prezzo: per ogni documento i gestori delle società ‘cartiere’ trattenevano, quale compenso, una percentuale del 4% sugli importi bonificati dai clienti a saldo degli acquisti ‘fittizi’ e che successivamente riconsegnavano nelle mani degli stessi imprenditori da cui erano partiti.
A loro volta, gli imprenditori rientrati in possesso del denaro, lo utilizzavano per acquistare nuovo rottame in nero, a prezzi vantaggiosi, per poi rivenderlo alle fonderie con regolare fattura a prezzi di mercato, curandosi di far quadrare la contabilità, attraverso la sovraffatturazione degli acquisti in nero, in modo da ottenere un margine minimo di guadagno sul quale poi, finalmente, pagare le tasse. I metodi usati dai malviventi erano spregiudicati. Ognuno disponeva di due telefonini cellulari. Uno personale e un altro intestato ad un prestanome. Un piccolo incidente ha però tradito uno degli indagati consentendo ai finanzieri di scovarlo. Ecco cosa gli era capitato. Il telefonino intestato al prestanome gli era cascato, accidentalmente, nel wc di casa. Per non raccoglierlo ha usato il suo personale ed è stato beccato immediatamente dai finanzieri che curavano le sue mosse.
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